Aranysárkány fejléc kép
Ransano e l’Epitome  
Pietro Ransano nacque nel 1428 a Palermo. Effettuò i suoi studi a Firenze e a Perugia sotto la guida di Battista da Fabriano e Leonardo da Perugia. Nel 1444 entrò nell’ordine dei domenicani. Papa Callisto III lo scelse perché fosse uno degli esecutori del suo programma di politica ecclesiastica e, nell’anno della sua elezione, nominò il giovane 27-enne a provinciale della provincia domenicana di Sicilia. Dopo il 1464 fu commissario della crociata in Sicilia e, a partire dal 23 settembre 1476, vescovo di Lucera (Puglia). Anche la corte del re di Napoli si valse dei suoi servizi ed egli si trasferì colà nel 1468. Nel 1475 divenne precettore del figlio di re Ferdinando, Giovanni d’Aragona, ed assolse anche degli incarichi diplomatici. Tra questi, le più memorabili furono le sue ambascerie presso il re ungherese Mattia, nel 1488–90. Dopo la morte del re e l’incoronazione di Vladislao II, nell’autunno del 1490 fece ritorno alla sua sede vescovile e dedicò il resto della sua vita agli studi letterari. Morì nel 1492 a Lucera.  
La sua carriera prese l’avvio grazie al favore di Callisto III e ciò contribuì in non piccola misura a determinarne l’indirizzo sino alla fine; il suo filo conduttore fu la lotta contro l’umanesimo ateistico, l’organizzazione della crociata contro i turchi e la canonizzazione di Vincenzo Ferreri. Quest’ultimo obiettivo fu il più facile da realizzare; Ransano vi partecipò con la redazione dei documenti relativi alla canonizzazione che costituiscono una parte importante delle sue opere. Come è noto, la crociata non fu mai realizzata; nella sua opera essa non lasciò tracce profonde; la sua carica, nonché l’interesse per i problemi turchi, che si manifesta nei suoi scritti, dimostrano che questo piano non lo lasciava indifferente. Per noi è più importante l’attività da lui svolta seguendo lo spirito del primo punto del programma, grazie al quale nacque la sua opera principale, gli Annales omnium temporum. La morte gli impedì terminare il lavoro, ma gli otto grossi volumi che, nella loro maggior parte, attendono solo un ultimo ritocco, anche nella loro incompiutezza, dimostrano la cultura eccezionale del loro autore. Alcune parti e specialmente i capitoli che trattano la storia dei secoli XIV e XV e la biografia dei suoi contemporanei hanno un valore documentario. Egli elabora l’intera storia mondiale, dalla creazione sino alla sua epoca, nello spirito dell’umanesimo religioso, utilizzando quindi tutte le armi della scienza moderna, la letteratura più recente, applicandone i risultati oggettivi e metodologici, rimanendo però sempre sul terreno dell’ideologia religiosa.  
L’Epithoma rerum Hungararum, la storia ungherese, può essere considerata come una parte autonoma o un’appendice ed è parte organica di questa grandiosa opera. Ransano, come egli stesso dice, non aveva avuto la possibilità di procurarsi in patria i dati necessari, per cui gli Annales originalmente comprendevano solo limitatamente dei riferimenti alla storia ungherese. Egli però utilizzò le ambascerie menzionate anche per raccogliere dati e già a suo tempo scrisse i suoi indici a soggetto ungherese, quale è il libro n. 61 degli Annales, composti di 60 libri, compresi allora in 4 volumi.  
La sua opera – esaminata dal punto di vista della storiografia ungherese – è parte di quell’attività continua e, in certi periodi, concettuale che aveva come obiettivo la trasformazione della coscienza storica ungherese, la revisione della tradizione delle cronache medioevali nello spirito dell’umanesimo. Gli inizi di questa attività risalgono alla seconda metà del XIV secolo e assunsero proporzioni maggiori verso la metà del XV secolo. A partire dagli anni 1440, con la diffusione dell’umanesimo, l’interesse per il passato ungherese divenne sempre più intenso e, nello stesso tempo, nella letteratura ungherese si collegò sempre più fortemente e con fili più intensi alle tendenze italiane più moderne. Prospera quindi la storiografia e nello stesso tempo assume gradualmente un carattere umanistico. Dopo la sensibile fioritura dei manoscritti, abbiamo nel 1473 la comparsa della prima opera storica ungherese stampata, Chronicon Budense, che pur essendo stata concepita nel suo insieme secondo uno spirito medioevale, nelle sue conclusioni pone di fronte ai posteri il compito di scrivere in un nuovo spirito la storia dei nuovi tempi. La realizzazione parziale di questo compito è merito di János Thuróczy che, nella Chronica Hungarorum, pubblicata nel 1488, scrisse gli avvenimenti dell’ultimo secolo con uno stile umanistico e inserendo nei capitoli ripresi dalle cronache medioevali anche le opere degli autori moderni (in primo luogo di Enea Silvio); ma anch’egli affidò la storia del regno di Mattia ad un maestro più preparato, limitandosi a scrivere poche righe su questo periodo. Pietro Ransano fece il passo successivo.  
Durante il breve periodo da lui trascorso come ospite in Ungheria, non ebbe il tempo per fare un lavoro più grandioso, per cui non dedicò troppe energie alla raccolta di materiali e, in genere, si accontentò di ciò che trovò presso i suoi precursori, aggiungendovi quà e là alcune cose, attingendo in parte alle informazioni e alle esperienze avute in Ungheria e, in parte, alle tradizioni italiane, da lui conosciute già prima e fissate negli Annales; inoltre egli elaborò alcune opere letterarie facilmente accessibili. Il valore documentario del suo scritto non è quindi grande. Molto più importante è invece il suo impegno per creare un metodo, uno stile, una concezione storiografica umanistica: contrariamente ai suoi precursori, egli non copiò fedelmente i dati lasciati dalle cronache, ma – conformemente alle esigenze moderne – li elaborò, dandone una nuova forma, spesso trasformandoli in modo tale che sembrano nuovi anche nel contenuto e certi ricercatori erano disposti a credere che avesse attinto ad una fonte sconosciuta, tanto più che nella determinazione della sua fonte principale egli si espresse nebulosamente, parlando di un unico codice che gli era stato dato dalla regina Beatrice nei primi mesi del 1489. (Il confronto dei testi ha condotto univocamente ad individuare questo codice nella cronaca sovramenzionata
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Jegyzet !menzionata
del Thuróczy.) La sua opera autonoma di maggiore importanza è l’introduzione cosmografica che si legge negli indici II e III che da una parte consiste negli elementi della letteratura geografica ungherese e, in seconda parte, è il primo tentativo di introduzione della storiografia cosidetta „retorica”, allora molto di moda. Dal punto di vista del valore documentario particolarmente importante è l’indice XXXVII, pure da lui redatto.  
Per quanto riguarda le interpolazioni minori e, in genere, i materiali utilizzati concretamente per i singoli passi, troviamo delle informazioni esaurienti nelle note dopo i testi pubblicati, per cui ora ci limitiamo ad accennare solo alle più importanti. La sua fonte fondamentale fu quindi la cronaca di János Thuróczy e gli otto capitoli dedicati alla storia di Carlo II di Lorenzo de Monaci, che si possono leggere tra la III e IV parte di questa cronaca. L’opera di Thuróczy fu pubblicata in due occasioni, a Brünn e ad Ausburgo, in tutte e due le occasioni in una versione più lunga e in una più breve. Ransano aveva a disposizione la versione più lunga che – contrariamente all’altra destinata alla diffusione in terra tedesca – si occupava anche degli avvenimenti della guerra austriaca di Mattia. (Per quanto riguarda gli altri aspetti, le due versioni sono analoghe.) Che egli abbia usato l’edizione di Brünn o di Ausburgo, si potrà decidere solo dopo che sarà approntata l’edizione critica della cronaca di Thuróczy.
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Jegyzet L’edizione da noi
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Jegyzet !edizione de noi
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Jegyzet citata: Scriptores rerum Hungaricarum. Ed. I. G. Schwandtnerus. [Vol. I.] Vindobonae 1746. pp. 39–291.
Egli confrontò i dati ricevuti dal Thuróczy principalmente nei primi indici (più raramente anche altrove) con la tradizione italiana fissata negli Annales. È in base di questa illustra la storia unnica e Thuróczy gli serve solo per completarla. La sua opera assume un’importanza determinante a partire dall’VIII indice. A titolo di complemento, egli utilizza nel IX indice la leggenda di Santo Stefano del vescovo Hartvicus e così anche nel XVI indice la leggenda di Margherita di frater Marcellus. Da questi scritti si può comporre pienamente il contenuto della narrazione storica. Nella presentazione degli avvenimenti degli ultimi anni dobbiamo tener conto dell’utilizzazione delle dichiarazioni orali ungheresi e di un documento che non ha un carattere letterario (XXXVI–XXXVII indici). Si deve dare una valutazione a parte all’introduzione di tutta l’opera, al capitolo intitolato De Ioanne Corvino che assicura il passaggio dagli Annales all’Epitome che fu formulato ancora in patria dall’autore, prima di aver conosciuto il Thuróczy e la tradizione ungherese; le sue fonti sono quindi da cercare in Italia. Gli indici I–III, che non sono a soggetto storico, sono nel loro insieme una composizione autonoma, un’orazione e il compendio cosmografico già sopra menzionato; la base dei dati, delle citazioni e dei pensieri è la Bibbia e la letteratura classica (Aristotele, Cicerone, S. Agostino, per i riferimenti geografici Tolomeo, Strabone, Appiano, ecc.)  
L’opera di Ransano costituì un'ottima base per lo sviluppo della storiografia umanistica ungherese. Antonio Bonfini continuò la sua opera e la portò al vertice, in quanto – perfezionando il sistema e le iniziative dell’Epitome – compose la sua monumentale storia ungherese (Rerum Ungaricarum decades); egli considerò l’Epitome non solo come una base ideale, ma attinse anche ai suoi dati e la seguì in certi posti anche nella formulazione.  
L’inizio della formulazione dell’Epitome è da ritenersi nel gennaio–febbraio del 1489 e la fine tra il 20 febbraio e il 6 aprile 1490. Il testo fatto allora (+E*) era fatto copiato da Ransano ancora quando Mattia era in vita (prima del 6 aprile) per la biblioteca Corvina (+E), nel frattempo, però, il re morì e il volume non fu consegnato. Dopo il 18 settembre 1490, Ransano fece ritorno in patria, lasciando il testo originale (+E*) e portando con sé la bella copia fatta per il re (+E). Dopo il suo ritorno in patria, rielaborò gli Annales e in questa occasione ricopiò nel posto giusto anche l’Epitome, nei libri 43 e 44, come se volesse completare ciò che aveva già detto a proposito di János Hunyadi. Sembra che la morte lo abbia colto durante il lavoro, in quanto arrivò nell’intero lavoro di rielaborazione solo fino agli anni 1450; anche la copia della storia ungherese (P) è interrotta con l’anno 1456. La prima variazione degli Annales è andata persa insieme al libro 61 (ultimamente se ne fa menzione nel 1517), la seconda variazione rimase nascosta per molti secoli nel monastero domenicano di Palermo e ne fu fatta menzione solo raramente. Nel 1866 passò in possesso della Biblioteca Comunale di Palermo; il catalogo dei manoscritti della biblioteca, pubblicato nel 1878 lo fece conoscere ad una cerchia più vasta e nel 1915 ne fu pubblicata una piccola parte (T).  
Contemporaneamente alla rielaborazione degli Annales, nel 1490–92, Ransano fece fare una copia di +E (B), forse per Tamás Bakócz (più tardi arcivescovo di Esztergom), la sua morte gli impedì però di consegnarla, anzi non ebbe tempo neppure per emendarla. In tal modo, questo volume passò senza correzioni prima nelle mani del nipote omonimo e poi del suo erede, Pietro Ransano junior e, successivamente nelle mani di Giovanni de Accia, che si definisce pronipote ed erede di Ransano senior. Egli regalò il codice a Bakócz che si trovava a Roma tra il 26 gennaio 1512 e il 6 novembre 1513. Con ogni probabilità il codice rimase in possesso dell’arcivescovo fino alla sua morte (1521); nel 1558 era in possesso dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo. Fu allora che János Zsámboky (Sambucus) pubblicò a Vienna la prima edizione (Z); nel 1562 il volume era ancora in possesso dell’arciduca, più tardi passò a Péter Révay e da lui nel 1611 al palatino György Thurzó; da quest’ultimo – grazie a nessi familiari – passò nella biblioteca della famiglia Illésházy e da qui – per vie non chiarite – a Miklós Jankovich intorno al 1820. Negli anni 1830, unitamente alla raccolta Jankovich, il Museo Nazionale Ungherese acquistò anche questo volume e il suo successore legale, la Biblioteca Nazionale Széchényi lo conserva tuttora.  
Antonio Bonfini, che lavorava a Buda negli anni 1494–1496, utilizzò l’abbozzo +E*, rimasto in Ungheria per scrivere la propria storia ungherese. Successivamente, il libro sparve dai nostri occhi e rese
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Jegyzet !rece
nuovamente la sua comparsa solo verso la metà del secolo XVI, in possesso del noto letterato, Zsigmond Gyalui Torda. Dopo la sua morte (1569), passò a Lukács Pécsi, che lo rese di pubblico dominio, pubblicandolo nel 1579 (L1 ). Questa è l’ultima tappa in cui possiamo trovarne le tracce.  
Risulta quindi che abbiamo nozione di quattro manoscritti contemporanei: il primo abbozzo (+E*) era andato perso, i cui frammenti furono però mantenuti dal Bonfini e il testo completo pubblicato da Lukács Pécsi (L1 ); la bella copia destinata alla biblioteca Corvina (+E), andata pure persa, di cui però furono fatte due copie quando ancora l’autore era in vita; una di queste (P) costituisce l’inserto degli Annales, ma non comprende gli indici n. I e XXIX–XXXVII, mentre il testo fu scritto dal Ransano e accuratamente corretto; l’altro (B) è un codice autonomo e completo, fatta eccezione per le lettere e per i fogli andati smarriti (manca solo il capitolo intitolato De Ioanne Corvino, nonché una parte degli indici n. II e III), ma il testo è pieno di errori e non è stato emendato. Può darsi che vi fosse anche un quinto esemplare, di cui però non è rimasto neppure il ricordo, sappiamo infatti che nel monastero di S. Domenico Maggiore di Napoli vi fu un tempo un volume miniato in ottavo, che conteneva le opere di Ransano, ma non si sa se fra queste vi era l’Epitome.  
Gli editori – non essendo a conoscenza fino a questi ultimi tempi dell’esistenza della variante P – fatta eccezione da Lukács Pécsi, consideravano fondamentale il codice B e ristamparono il testo copiandolo dalla prima edizione (Z) di Zsámboky che la aveva copiata. Così fece nel 1600 Bongarsius (R), la cui collezione lo rese famoso in tutta l’Europa e, nel 1746, Schwandtner (S1 ). Flórián Mátyás fu il primo ad usare nel 1885 per alcune correzioni anche il codice B (M). Ferdinando Attilio Termini pubblicò un piccolo brano del manoscritto P (T1 ) nel 1915, che fu ripreso senza alcun cambimento da József Huszti nel 1929 (T2 ), sollevando nello stesso tempo la necessità di una edizione critica moderna, che tenga conto delle varianti P e B. Questa impresa fu iniziata con un grande apparato da László Juhász, il quale però riuscì a terminare nel 1931 solo il I indice (J).  
Origine dei manoscritti e delle edizioni:  
  • +E* – Il primo testo che si suppone di essere stato fatto dell’Epitome. Fu fatto a Buda nel 1489–1490. Era andato perso.
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    Jegyzet Cf. Péter Kulcsár, Magyar Könyvszemle 1969. pp. 108–120.
     
  • +E – Il libro n. 61 della prima variante degli Annales omnium temporum. Bella copia fatta a Buda nel marzo del 1490 per la biblioteca Corvina, in base al testo +E*. Era andato perso.
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    Jegyzet Cf. Péter Kulcsár, l. c.
     
  • PPetri Ransani Siculi Panormitani episcopi Lucerini annales omnium temporum. Voll. I–VIII. (Il vol. IV era andato perso.) Manoscritto rubricato, emendato, scritto dall’autore, facente parte del patrimonio bibliografico della Biblioteca Comunale di Palermo, sotto il n. 3Qq-C-54–60. Sui margini numerose annotazioni di Tommaso Fazello ed altri.
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    Jegyzet Vedi in: I manoscritti della Biblioteca Comunale di Palermo indicati e descritti da ... Gioacchino di Marzo. Vol. III. Palermo 1878. pp. 104-105.
     
    Vol. VIII. (n. 3Qq-C-60) foll. 224v–331r: Annalium omnium temporum libri XLIII–XLIV. Contenuto: De Ioanne Corvino (foll. 224v–234r), Index indicum 1, 3–9 (foll. 234r–234v), Indices I–VIII [= II–IX] (foll. 235r–283r), Index indicum 11–29 (foll. 283r–284v), Indices I–XIX [= X–XXVIII] (foll. 285r–331r).  
    Manoscritto d’autore, fatto nel 1490–1492, in base al manoscritto +E.
  • BPetri Ransani Siculi theologi atque historici, Lucerini episcopi annalium omnium temporum liber primus et sexagesimus. Manoscritto miniato su pergamena, nel patrimonio bibliografico della Biblioteca Nazionale Széchényi di Budapest, sotto il n. Clmae 249. Foll. 169. Foll. 7 e 9 incompleti. Foll. 8 e 169 sono andati persi, sostituiti con fogli di carta scritti da altra mano. Nei fol. 14 e 15 manca 1 lettera, nei fol. 80 e 81 2, in quelli 99 e 100 7, nei 108 e 109 6, nei 109 e 110 9, nei 136 e 137 2, nei 139 e 140 1, nei 145 e 146 l e nei 156 e 157 2. Fol. 1r e 17r: stemma dell’arcivescovo di Esztergom Tamás Bakócz; fol. 17r: stemma delre ungherese Vladislao II; fol. 1r: „V.V.V. Comes Georgius Thurzo, Regni Hungars
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    Jegyzet A nyomtatott kiadásban közölt speciális, emeletes karakter a jelenlegi ISO szabvány szerint egyelőre nem kódolható, ezt pótlandó a digitális változatban az r betű felett elhelyezkedő s karaktert felső indexben tüntettük fel.
    Palatinus, Aõ 1611.“; foll. 1v, 16r, 17v, 86r, 169r: l’impronta del timbro di Miklós W. Jankovich; sui margini annotazioni e correzioni sporadiche di diverse mani.
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    Jegyzet Vedi in: A magyar Nemzeti Múzeum Országos Széchényi Könyvtárának címjegyzéke. XII. Codices manu scripti Latini. Vol. I. Codices Latini medii aevi. Recensuit Emma Bartoniek. Budapestini 1940. p. 222. n. 249.
     
    Contenuto: Ioannes de Accia: Dedicatio (foll. lr–7r), Dedicatoria (foll. 8r–10v), De Ioanne Corvino 76 (foll. 10v–11r), Index indicum (foll. 11r–15v), Indices I–XXXVII (foll. 16v–169r).  
    Copia fatta da +E tra il 1490 e il 1492.  
  • ZEpitome rerum Ungaricarum velut per indices descripta autore Petro Ramano apud Mathiam regem olim triennium legato nunc primum edita una cum appendice quadam opera Ioannis Sambuci Tirnaviensis Pannonii. Adiecta est rerum ad Agriam gestarum anno 1552 brevis eiusdem Sambuci narratio... Viennae Austriae excudebat Raphael Hofhalter Anno M. D. LVIII. Foll. 4 innum., LXIX num., 1 vac., 14 innum. In 4°, segnature S e c in 6°.  
    Contenuto: I. Zsámboky: Dedicatio (foll. A2r–A3r), De Ioanne Corvino 76 (fol. A3v), I. Listi: In Ranzani epitomen (fol. A4v), Indices I–XXXVI [= II–XXXVII] (foll. Ir–LXVr = B1r–S1r), Appendix Ioannis Sambuci = Indices XXXVI–XXXIX (foll. LXVr–LXIXr = S1r–S5v), Rerum ad Agriam anno M. D. LII. gestarum brevis narratio Ioannis Sambuci (foll. a1r–c5v), Levia quaedam errata sic corrige (fol. c6r).
    In base al manoscritto B, la prima edizione stampata.  
  • L1 Epitome rerum Hungaricarum velut per indices descripta auctore Petro Ransano apud Mathiam regem olim regis Neapolitani triennium legato. Impressum Ternaviae elimatione et relectione Lucae Peechi Pannonii, M. D. LXXXIX. Foll. 188 innum. In 8°, segnatura (:) in 4°. Il segno del foglio M4 erroneamente L4, su alcuni esemplari il segno del foglio P2 erroneamente P3.  
    Contenuto: L. Pécsi: Dedicatio (foll. (:)2r–(:)3v), L. Pécsi: Carmen gratulatorium ad Nicolaum Telegdi (fol. (:)4r), Dedicatoria (foll. A1r–A2v), De Ioanne Corvino 76 (foll. A2v–A3r), Index indicum (foll. A3r–A5r), Indices I–XXXVII (foll. A5r–V8v), Brevis appendix de rebus Hungaricis ex libro 8. decadis 4. Antonii Bonfini desumpta (foll. X1r–X8v), Regnum Vladislai regis Boaemiae (foll. X8v–Y5v), [István Brodarics:] Regnum Ludovici regis in campo Mohach occisi (foll. Y5v–Z8v).
    In base al manoscritto +E*.  
  • L2 Epitome rerum Hungaricarum velut per indices descripta auctore Petro Ransano Siculo episcopo Lucerino, theologo atque historico, apud Mathiam regem olim regis Neapolitani per triennium legato, annis ab hinc C LXVII impressa studio et opera Lucae Pecchi[!] Pannonii, nunc demum ob eius elegantiam recusa. Budae, typis Veronicae Nottensteinin, 1746. pp. VIII, 298, foll. 10 innum. In 4°, la segnatura Rr in 3°. Ne sono rimasti numerosi esemplari assertivi.  
    Contenuto: Dedicatoria (pp. III–VII = foll. §2r–§4r), De Ioanne Corvino 76 (p. VIII = fol. §4v), Indices I–XXXVII (pp. 1–259 = foll. A1r–Kk2r), Brevis appendix de rebus Hungaricis ex libro 8. decadis 4. Antonii Bonfinii desumpta (pp. 260–272 = foll. Kk2v–L14v), Regnum Vladislai regis Bohemiae (pp. 273–280 = foll. Mm1r–Mm4v), [István Brodarics:] Regnum Ludovici regis in campo Mohách occisi (pp. 281–298 = foll. Nn1r–Pp1v), Index indicum (foll. Pp2r–Pp4r), Index rerum locupletissimus (foll. Qq1r–Rr3v).  
    In base all’edizone L1 .  
  • RRerum Hungaricarum scriptores varii historici, geographici ex veteribus plerique sed iam fugientibus editionibus revocati, quidam nunc primum editi... [Ed. Iacobus Bongarsius.] Francofurti, apud heredes Andreae Wecheli, Claudium Marnium et Ioannem Aubrium, M. D. C. In 6°.  
    pp. 199–268 (= foll. R4r-Z2v): Epitome rerum Ungaricarum per indices descripta autore Petro Ranzano apud Mathiam regem olim triennium legato.  
    Contenuto: I. Listi: In Ranzani epitomen (p. 199 = fol. R4r) I. Zsámboky: Dedicatio (pp. 200–201 = foll. R4v–R5r), Indices I–XXXVI [= II–XXXVII] (pp. 202–263 = R5v–Y6r), Appendix Ioannis Sambuci = Indices XXXVI– XXXIX (pp. 263–268 = foll. Y6r–Z2v).  
    In base all’edizione Z.  
  • S1 Scriptores rerum Hungaricarum veteres ac genuini, partim primum ex tenebris eruti, partim antehac quidem editi, nunc vero ex manuscriptis codicibus et rarissimis editionibus bibliothecae Augustae Vindobonensis ab innumeris mendis vindicati... cum amplissima praefatione Matthiae Belii ... cura et studio Ioannis Georgii Schwandtneri ... [Vol. I.] Impensis Ioannis Pauli Kraus bibliopolae Vindobonensis, M DCC XLVI. In 4°.  
    pp. 322–412 (= foll. Ss1v-Fff2v): Petri Ranzani Siculi episcopi Lucerini, apud Matthiam I. olim Hungariae regem per triennium legati epitome rerum Ungaricarum per indices descripta, a Ioanne Sambuco Tirnaviensi Pannone quondam continuata et ab eodem A. C. MDLVIII. Viennae Austriae primum edita, nunc vero tam ad primae huius editionis quam aliorum auctorum fidem diligenter recognita, emendata et praemissis cuilibet indici argumentorum compendiis distincta.  
    Contenuto: I. Zsámboky: Dedicatio (pp. 322–325 = foll. Ss1v–Ss3r), I. Listi: In Ranzani epitomen (p. 325 = fol. Ss3r), Indices I–XXXVI [= II–XXXVII] (pp. 326–406 = foll. Ss3v–Eee3v), Appendix Ioannis Sambuci = Indices XXXVI–XXXIX (pp. 407–412 = foll. Eee4r–Fff2v).
    In base all’edizione Z.  
  • S2 Scriptores rerum Hungaricarum veteres ac genuini, partim primum ex tenebris eruti, partim antehac quidem editi, nunc vero ex manuscriptis codicibus et rarissimis bibliothecae Augustae Vindobonensis ab innumeris mendis vindicati... cum amplissima praefatione Matthiae Belii, cura et studio Ioannis Georgii Schwandtneri... Pars prima. Tyrnaviae, typis Collegii Academici Societatis Iesu, anno MDCCLXV. In 8°, invece della segnatura Uu1, erroneamente U1.  
    pp. 531–694 (= foll. L12r–Xx3v): Petri Ranzani Siculi episcopi Lucerini, apud Mathiam I. olim Hungariae regem per triennium legati epitome rerum Ungarica- rum per indices descripta, a Ioanne Sambuco Tyrnaviensi Pannone quondam continuata et ab eodem anno Christi MDLVIII. Viennae Austriae primum edita, nunc vero tam ad primae huius editionis quam aliorum auctorum fidem diligenter recognita, emendata et praemissis cuilibet indici argumentorum compendiis distincta.  
    Contenuto: I. Zsámboky: Dedicatio (pp. 531–535 = foll. L12r–L14r), I. Listi: In Ranzani epitomen (p. 536 = fol. L14v), Indices I–XXXVI [= II–XXXVII] (pp. 537–683 = foll. L15r–Uu6r), Appendix Ioannis Sambuci = Indices XXXVI–XXXIX (pp. 684–694 = foll. Uu6v–Xx3v).  
    In base all’edizione S1 .  
  • S3 Scriptores rerum Hungaricarum veteres ac genuini, partim primum ex tenebris eruti, partim antehac quidem editi, nunc vero ex manuscriptis codicibus et rarissimis editionibus bibliothecae Augustae Vindobonensis ab innumeris mendis vindicati... cum amplissima praefatione Mathiae Belii, cura et studio Ioannis Georgii Schwandtneri... et Mariae Theresiae augustae honoribus dicati a ... Antonio Brunsvick . . . Anno Salutis MDCCLXVI. Pars prima. Vindobonae, typis Ioannis Thomae nobilis de Trattnern...  
    Numeri di pagine errati: invece di 414, 314; invece di 415, 315; invece di 519, 517. In 4°. pp. 405–520 (= foll. Eee3r–Ttt4v): Petri Ranzani Siculi episcopi Lucerini, apud Mathiam I. olim Hungariae regem per triennium legati epitome rerum Ungaricarum per indices descripta, a Ioanne Sambuco Tyrnaviensi Pannone quondam continuata et ab eodem A. C. MDLVIII. Viennae Austriae primum edita, nunc vero tam ad primae huius editionis quam aliorum auctorum fidem diligenter recognita, emendata et praemissis cuilibet indici argumentorum compendiis distincta. Contenuto: I. Zsámboky: Dedicatio (pp. 405–409 = foll. Eee3r–Fff1r), I. Listi: In Ranzani epitomen (p. 410 = fol. Fff1v), Indices I–XXXVI [= II–XXXVII] (pp. 411–512 = foll. Fff2r–Sss4v), Appendix Ioannis Sambuci = Indices XXXVI–XXXIX (pp. 513–520 = foll. Ttt1r–Ttt4v).  
    In base all’edizione S2 .  
  • MHistoriae Hungaricae fontes domestici. Vol. IV. Chronica minora... Petri Ransani epitome rerum Hungaricarum. Recensuit... M. Florianus. Auspiciis et sumptibus Academiae Scientiarum Hungaricae. Budapestini 1885. (Quinque- Ecclesiis, typis Michaelis Taizs.) In 8°.  
    pp. 116–290: Petri Ransani episcopi Lucerini epitome rerum Hungaricarum. Contenuto: Dedicatoria (pp. 116–118), De Ioanne Corvino 76 (p. 118), Index indicum (pp. 118–121), Indices I–XXXVII (pp. 122–276), Appendix Ioannis Sambuci = Indices XXXVII–XL (pp. 276–286), Ioannes de Accia: Dedicatio (pp. 287–289), I. Zsámboky: Dedicatio 1–9, 27 (pp. 289–290).  
    In base alle edizioni S2 e Z, alcune correzioni dal manoscritto B.  
  • HAnalecta nova ad historiam renascendum in Hungaria litterarum spectantia... Ex scriptis ab Eugenio Abel relictis cum commentariis edidit partimque auxit Stephanus Hegedűs. Budapestini, typis Victoris Hornyánszky. 1903. In 8°.  
    pp. 428-433: Petrus Ransanus Siculus episcopus Lucerinus...
    Contenuto: Dedicatoria (pp. 428–430), De Ioanne Corvino 76 (p. 430), Index I. 1–2 (p. 431), Index indicum 2 (p. 431), Index I. 95 tuum – 116 comparaveris (pp. 431–433).  
    Brani, in base al manoscritto B e all’edizione L1 .
  • T1 – F[erdinando] A[ttilio] Termini: Pietro Ransano umanista palermitano del sec. XV. (con ritratto.) Palermo 1915. In 8°.  
    Contenuto: Dall’„Epitome Rerum Ungaricarum“ (Assedio di Belgrado e battaglia al Danubio.) = Index XXVI. 1–34. Brano dall’edizione Z (pp. 157–160). Angelus Callimachus = Index III. 69–89. Brano dal manoscritto P (pp. 179–180).
  • T2 – Huszti József: Angelus Callimachus Siculus költeménye Báthori Miklóshoz. In: Magyar Könyvszemle. A Magyar Nemzeti Múzeum Országos Széchényi Könyvtárának közlönye. Új folyam XXXVI. köt. Budapest 1929. pp. 9–14.  
    Contenuto: Index III. 69–89. In base all’edizione T1 .
  • JMonumenta Latina litteraturam Hungaricam illustrantia. Edidit Ladislaus Juhász. Tom. IV. (1472–1490), pars I, fasciculus I. Petrus Ransanus. Budapest, Királyi Magyar Egyetemi Nyomda, MCMXXXI. pp. 20.  
    pp. 1–20: Petrus Ransanus: Oratio ad Mathiam Hungarorum regem.
    Contenuto: Index indicum 2 (p. 3), Index I (pp. 4–16), Scriptura (p. 17), Annotationes criticae (pp. 18–19), Index nominum (p. 20).  
    Edizione critica in base al manoscritto J e alle edizioni LMH.  
 
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Il brano relativo a S. Margherita della Casa degli Árpád (Index XVI. 30–103) pubblicato in: Acta sanctorum quotquot toto orbe coluntur... collegit, digessit, notis illustravit Ioannes Bollandus... Vol. II. Ianuarii. Antverpiae 1643. pp. 906–909 e in tutte le sue successive edizioni e ristampe (1734, 1863, 1954). Da qui viene ripreso in: Acta sanctorum Ungariae ex Ioannis Bollandi... eiusque continuatorum operibus excerpta... Semestre primum. Tyrnaviae 1743. pp. 77–88, la sua seconda edizione dello stesso anno, nonché la terza edizione del 1747, inoltre: Catalogus fontium historiae Hungaricae... collegit Albinus Franciscus Gombos. Tom. III. Budapestini 1938. pp. 2545–2551.  
Il tipografo di Győr, Gergely Streibig progettò nel 1782 di continuare nel calendario di Győr dell’anno successio la publicazione iniziata diversi anni prima della cronaca ungherese di János Thuróczy. Lo dimostra il frontespizio: Calendarium Iaurinense titulare et historicum ad annum Iesu Christi M. DCC. LXXXIII... Annectuntur huic Chronica Hungarorum M. Ioh. de Thwrocz... Iaurini, typis haeredum Gregorii Streibig, [1782]. Conformemente a ciò, la parola di riferimento del fol. Clv è M. IO-. Nella lettera successiva, C2r–D8v non si trova però quest’opera, bensì alcune prime pagine dell’Epitome di Ransano (I. Zsámboky: Dedicatio, I. Listi: In Ranzani epitomen e l’indice IL 1–82). Il fol. D8v promette la continuazione per l’anno successivo. La continuazione fu infatti pubblicata nel calendario del 1784, benché non sia compresa in tutti gli esemplari e la parola di riferimento (UTI) della lettera che precede la pubblicazione del testo non si riferisce all’opera di Ransano, bensì all’appendice pubblicata regolarmente nella pubblicazione, intitolata „Utilis tabella salariorum”, la quale però non fu pubblicato in quell’anno. Nei volumi dell’anno successivo, manca già la continuazione. La confusione che si può registrare nella pubblicazione e l’interruzione di questa impresa furono provocate probabilmente dal fatto che il promotore dell’iniziativa, Gergely Streibig, morì proprio nel 1782.  
Del testo +E* alcuni brani sono stati conservati in: Antonius de Bonfinis: Rerum Ungaricarum decades. Ed. I. Fógel et B. Iványi et L. Juhász. Tomi I–IV: 1. LipsiaeBudapest 1936–1941 [= 1945]. Bibliotheca Scriptorum Medii Recentisque Aevorum. Saeculum XV. Circa i suoi manoscritti e le edizioni precedenti vedi: tom. I. pp. XXIX–LIII. Le tracce dei dati e del testo dell’Epitome sono indicati in: Decas I, liber 1, sentt. 54, 57–70, 76–78, 90, 92–93, 285–299, 307, 318, 336–350, 356–366, 373–384, 389–410, liber 10, sentt. 320–322, 330–355, 367, Decas III, liber 8, sentt. 114–150, liber 9, sentt. 32–72, 95–98, 170–171, 181, Decas IV, liber 1, sentt. 138–139, 238, liber 3, sentt. 279–280, liber 4, sentt. 74–81, liber 7, sentt. 115–120 = Indices II–III, XXVIII–XXXI, XXXIII–XXXIV, XXXVI–XXXVII.  
 
 
La presente edizione  
Come base della pubblicazione del testo, abbiamo preso la variante P, che è l’unico manoscritto accessibile dell’autore. Nel caso degli indici che vi mancano, abbiamo tenuto conto del codice B, ma dato che mancano in esso alcune lettere, per completarlo ci siamo serviti dell’edizione Z. Per chiarire i punti contradditori abbiamo utilizzato l’edizione L1 . Le differenze che si manifestano nei manoscritti e nelle edizioni stampate rispetto al testo così restaurato sono indicate nelle note di critica del testo.  
Consideriamo come variante del testo le particolarità ortografiche (ti–ci, i–y–ÿ, ae–oe–e, c–k, adp–app, s–z, t–th, 50–L, ecc.), ma non prendiamo in considerazione le differenze nelle forme delle lettere (ʃ–s, i–j, ecc.), delle lettere che indicano lo stesso suono (ae–ę, u–v, uu–vv–w, ecc.). Trascriviamo per intero le abbreviazioni senza indicazione alcuna, applichiamo la punteggiatura, la scrittura in un’unica parola o separatamente, le lettere minuscole o maiuscole come lo richiede il testo.  
Il nostro obiettivo era una ricostruzione possibilmente fedele del testo originale di Ransano, per cui non abbiamo corretto né i suoi errori oggettivi, né gli sbagli di grammatica. Per quanto riguarda i primi, vi abbiamo fatto riferimento nelle note oggettive, i secondi sono invece menzionati nell’apparato di critica del testo, mentre nel testo stesso li abbiamo indicati solo in alcuni casi molto evidenti con un punto esclamativo messo tra due parentesi quadrate [!]. Non abbiamo unificato neppure l’ortografia instabile, dato che proprio così è caratteristica dell’autore e della sua epoca. Per questa ragione, certe parole e certi nomi propri si possono leggere in più forme, tanto più che la prima parte del testo pubblicato si basa sul manoscritto P e la seconda parte sul manoscritto B : Mathias – Matthias, Fridericus – Fredericus – Federicus, Ioannes – Iohannes, Bela – Belus, amictus – amittus, ostentum – ostensum, versus – versum, ecc. L’uso delle parole di Ransano, in genere, non si differenzia dalla pratica dell’epoca e per questa ragione non abbiamo compilato un lessico separato. In molti punti si differenzia dalla forma classica (nanque, abscidi, benivolentia, vindico, pelucida, consuma- tae, rescipuit, Litfanus, soboles, ecc.), queste però non disturbano la comprensio- ne e, nello stesso modo, sono facilmente interpretabili certe sue parole ed espressioni più particolari (potentatus, materna, ecc.).  
Accanto alle annotazioni di critica del testo, ma separatamente, pubblicamo le annotazioni sui margini delle varianti PB, in quanto una parte di queste certamente e un’altra parte presumibilmente sono dovute all’autore.  
Dopo il testo principale, come appendice pubblichiamo gli scritti annessi ai manoscritti e alle edizioni, secondo gli stessi principi di pubblicazione del testo principale.  
Le annotazioni oggettive che seguono i testi comprendono le nozioni indispensabili per la comprensione del discorso, ma in particolare offrono informazioni sulle fonti e indicano le differenze e i fraintesi rispetto a queste ultime; in genere non si estendono ai nomi di persone e di località, le indicazioni relative a queste ultime sono state comprese nell’indice dei nomi.  
 
 
 
Altre opere dell’autore  
  • Opusculum de auctore et primordiis progressuque felicis urbis Panhormi.  
  • Ad Renaldum Suttilem praefatio in ea, qua scripta sunt de auctore et primordiis ac progressu felicis urbis Panhormi.  
  • Delle origini e vicende di Palermo.  
  • Vita S. Vincentii Ferrerii.  
  • Epistola, quae est veluti praefatio quaedam ad ea, quae scripta sunt de vita beati Vincentii confessoris, ad Ioannem Pistoriensem.  
  • Versus compositi in laudem S. Vincentii confessoris.  
  • Officium S. Vincentii confessoris.  
  • Vita et passio S. Barbarae virginis et martyris.  
  • In beatae Barbarae virginis et martyris vitam et martyrium ad Philippum Perdicarium praefatio.  
  • In festo S. Barbarae virginis et martyris officium.  
  • Ad Philippum Perdicarium praefatio in ecclesiasticum officium in solemnitate beatae Barbarae celebrandum.  
  • Martyrium beati Antonii Lombardi.  
  • Versus ad crucem Iesu Christi dei nostri.  
  • Oratio in funere Francisci Toletani Causariensis episcopi (era andato perso?).  
  • Oratio funebris in mortem Maffei Vegii.  
  • Oratio in funere Mathiae regis Ungarorum (era andato perso).  
  • Oratio in Ordinis Praedicatorum fratres in capitulo Novariensi (era andato perso).  
  • Alcuni suoi scritti minori si possono leggere nelle pagine degli Annales omnium temporum.  
I suoi manoscritti sono conservati nella Biblioteca Comunale di Palermo, nella Biblioteca Nazionale di Firenze, e nella Biblioteca Casanatense. La raccolta dei suoi discorsi fu a suo tempo in possesso di János Zsámboky.  
Opere attribuite erroneamente a Ransano:
  • De nova geographia.  
  • De poenitentia.  
  • De laudibus Lucerinae civitatis.  
  • Vita S. Emerici ducis Hungarorum.  
 
 
 
    Bibliografia  
  • Valentino Barcellona: Memoria della vita letteraria e de’ viaggi di Pietro Ramano In: Opuscoli di autori siciliani. Tom. VI. Palermo 1761. pp. 73–106.  
  • Godofredus Schwarz: Recensio critica epitomes rerum Ungaricarum auctore Petro Ramano Siculo. Lemgoviae 1774.  
  • F. A. Termini: Ricostruzione cronologica della biografia di Pietro Ransano. In: Archivio Storico Siciliano 1916. pp. 81–104.  
  • Antal Csiha: Petri Ransani epitome rerum Ungaricarum. Hajdúböszörmény 1932.  
  • Matteo Angelo Coniglione: La provincia domenicana di Sicilia. Catania 1937. passim.  
  • Zoltán Tóth: Szent István legrégibb életirata nyomán. (Saint Étienne à la lumière de sa plus ancienne biographie. Le problème soulevé par Fl. Mátyás à propos de l’oeuvre de Ransanus.) In: Századok 1947. pp. 23–94.  
  • Tiberio Kardos: Pietro Ransano in Ungheria. In: Janus Pannonius 1947. pp. 337–361.  
  • Péter Kulcsár: A humanista földrajzírás kezdetei Magyarországon. (The Beginnings of the Humanist Writing of Geography in Hungary.) In: Földrajzi Közlemények 1969. pp. 297–308.  
  • Jenő Berlász: Über die Vorbesitzer des Ransanus-Kodex. In: Magyar Könyvszemle 1969. pp. 97–107.  
  • Péter Kulcsár: Ransanus Epitoméjának kéziratai. (Handschriften der„Epitome“ von Ransanus.) In: Magyar Könyvszemle 1969. pp. 108–120.  
  • Péter Kulcsár: Bonfini magyar történetének forrásai és keletkezése. (Fonti e genesi della storia ungherese di Bonfini.) Budapest 1973. passim.  
  • László Blazovich: Ransanus és a „legrégibb István-legenda”. (Ransanus et „la légende d’Étienne la plus ancienne”.) In: Irodalomtörténeti Közlemények 1975. pp. 186–188.  
 
 
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